la lazio ha smentito il pronostico, ha bloccato il milan sullo zero a zero ed ha riacceso, anche se tenue, la fiammella della speranza sul campionato, che sembrava ormai dominio assoluto dei rossoneri. non è tanto il punto perduto, che contribuisce a rianimare il torneo, ma la maniera con cui i rossoneri non sono riusciti a cogliere il successo pieno su una avversaria la cui classifica rispecchia fedelmente il grado di consistenza. ıl fatto, poi, che anche la fortuna abbia ieri abbandonato i milanisti, non lascia certo tranquilli viani e i giocatori i quali sanno benissimo che l'aiuto della sorte costituisce un elemento indispensabile per vincere i campionati.
e ora è a tutti noto come, all'indiscusso valore, il milan abbia unito una discreta dose di fortuna. la sensazione che le cose sarebbero andate per storte ai rossoneri, si aveva quasi all'inizio della partita quando, dopo una spettacolosa fuga di rivera, altafini rispondeva in maniera altrettanto spettacolosa raccogliendo il cross, facendo passare la palla sulla testa di pagni e scavalcando infine cei, uscito dai pali. ıl suo pallonetto però, concludeva la sua corsa sulla traversa. l'episodio, che sembrava preludere alla prevista valanga di goals milanista, rimaneva isolato finendo per costituire l'unico grosso pericolo corso dalla lazio. qualche minuto più tardi si presentava ad altafini, che aveva raccolto una punizione di benitez, la palla gol. ma stavolta non la sfortuna ma una strepitosa parata di cei mandava in fumo il tiro ravvicinato del brasiliano. tutta qui, in sostanza, l'offensiva milanista. la lazio, da parte sua, non ha tentato minimamente di competere sul piano del gioco con gli avversari. ha usato l'unica arma che la sua inferiorità le consigliasse di usare. bartù e d'amato punte avanzate, il resto della squadra praticamente rinserrato in difesa. ma non si è trattato di una difesa affannosa.
dopo i primi minuti di comprensibile timore reverenziale, la lazio ha preso coraggio e ha finito per acquistare fiducia nel traguardo che si era prefìsso del pareggio. ha lasciato per quasi tutta la partita l'iniziativa al milan decisa però a contrastarlo ad ogni costo. nel secondo tempo, poi, ha anche tentato con il dinamicissimo d'amato (il migliore della formazione bianeoazzurra) di dare un dispiacere a barluzzi. l'inesperienza e l'emozione facevano fallire al giovane laziale un paio di occasioni che sfumavano per un soffio al momento finale del tiro. ıl milan, comunque, è sembrato cadere piuttosto ingenuamente nella trappola preparata da mannocci.
troppo proiettato in avanti ha finito per intasare l'area avversaria dove il passaggio finale trovava sempre pronto il piede di un difensore a respingere. rivera, che avrebbe dovuto svolgere il suo solito ruolo di regista, ha trovato in christensen un tenace avversario che gli ha permesso soltanto qualche spunto isolato. l'attaccante più pericoloso finiva per essere benitez, che partendo da lontano trovava lo spazio necessario per incunearsi di slancio fra le maglie difensive laziali. gli altri si trovavano sempre davanti il fittissimo muro difensivo che creava seri ostacoli agli scambi in velocità per portarsi in zona di tiro. e, quando i rossoneri vi riuscivano per un paio di volte nella ripresa prima con altafini (colpo di testa ravvicinato) e poi con ferrario (rasoterra ınsidiosissimo), hanno trovato un grande cei, a precludere loro la via del goal.